Di’: «La lode appartiene ad Allah! Presto vi farà vedere i Suoi segni e li riconoscerete». Il tuo Signore non è incurante di quello che fate. 1 A proposito di queste lettere, vedi Appendice 2 L’adorazione rituale, l’elemosina obbligatoria (vedi Appendici e 3). 3 La storia di Mosè nel Corano ricorre frequentemente. Questa sura gli dedica sintetici versetti che riferiscono sull’episodio iniziale della sua missione profetica: l’incontro con il suo e nostro Signore (gloria a Lui l’Altissimo). Mosè fu attirato nella valle di Tuwa da un fuoco che divampava da un albero verde e che ardeva senza consumarlo. La tradizione riferisce che la luce di questo fuoco era verdastra e il suo chiarore saliva rovente fino alle nuvole. 4 «Colui Che è nel fuoco e chi è attorno ad esso»: Allah Stesso (gloria a Lui l’Altissimo) e gli angeli (pace su tutti loro). 5 Mosè è annichilito dal prodigio, vorrebbe sottrarsi, ma qualcosa fa sì che non possa fuggire. 6 Abbiamo tradotto in base all’interpretazione del Tabarì (XIX, 137). Secondo questo grande esegeta, il brano va letto in questi termini: «i messaggeri non hanno nulla da temere da Me. Gli altri uomini possono avere paura di Me, eccetto coloro che…». C’è forse un’altra interpretazione che si riferisce al caso specifico di Mosè, che memore della sua condotta passata, teme il castigo del suo Signore. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) lo rassicura «ma per coloro che sostituiscono il male con il bene…». 7 I nove segni che Allah Altissimo dette a Mosè per suffragarlo nella sua missione presso Faraone, oltre alla mano che diventa «bianca», il bastone che si trasforma in serpente(VII, 107), la siccità, la carestia (VII, 130), l’inondazione, le cavallette, le pulci, le rane e l’acqua del Nilo che diventa sangue (VII, 133). 8 Molti di quelli che non accettarono il messaggio di Muhammad (pace e benedizioni su di lui) erano convinti della sua veridicità. Alcuni lo fecero per ignoranza e intrinseca incapacità di percepirne la grandezza, altri in quanto la shariah islamica avrebbe impedito loro di continuare a prevaricare usando la forza e l’influenza tribale, altri ancora per interesse di clan o comunità religiosa. 9 Secondo la tradizione Salomone aveva avuto da Allah (gloria a Lui l’Altissimo) potere sugli uomini, sui dèmoni e sugli animali, con questi ultimi poteva anche comunicare. Nel suo esercito l’upupa aveva le funzioni di esploratore, soprattutto per quello che riguardava la ricerca dell’acqua. 10 «Sabâ»: l’esegesi classica afferma trattarsi di un popolo che abitava lo Yemen, regione meridionale della penisola arabica. La regina che regnava su di loro si chiamava Bilqìs e abitava in un palazzo che sorgeva nei pressi di Sana, l’attuale capitale della repubblica dello Yemen. 11 «kitab karîm»: lett. «uno scri nobile», in altro contesto potrebbe essere una delle locuzioni che designano il Corano. 12 «sottomessi ad Allah»: «muslimin» nel testo (come ai verss. e 42). 13 È la regina a parlare, sembra che faccia quasi una riflessione ad alta voce. Certo la lettera di Salomone aveva in sé qualcosa di diverso, era «uno scritto nobile» (vedi sopra nota tuttavia l’abituale condotta dei conquistatori grondante di sangue e foriera di miseria suscitava timori e diffidenze in Bilqìs che aveva la responsabilità del suo popolo. 14 Si conclude la riflessione della regina (vedi sopra nota al vers. con la saggia decisione di inviare a Salomone uno splendido regalo. Così facendo Bilqìs vuole metterlo alla prova. Se veramente si trattava di un profeta avrebbe rifiutato il dono e avrebbe preteso niente di meno che la conversione dei Sabâ’. In caso contrario avrebbe accettato il presente e si sarebbe accontentato del guadagno materiale (Tabarì XIX, 155). «il suo trono»: della regina dei Sabâ’. Nonostante il suo ultimatum, Salomone preferisce mostrare ai Sabâ’ e alla loro regina, un saggio del potere che Allah gli ha concesso. 15 «Un ifrit»: un particolare tipo di dèmone, potente e astuto. 16 Gli esegeti hanno formulato molte ipotesi a proposito dell’identità e delle caratteristiche di questo stupefacente personaggio. E evidente che i suoi straordinari poteri provengono dalla conoscenza delle Scritture e pertanto molti commentatori (tra cui Tabarì XIX, hanno scritto che egli era a conoscenza del Supremo Nome di Allah (al-lsmu- 1-A’dham) grazie al quale poteva chiedere ad Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ogni cosa ed essere costantemente e immediatamente esaudito. La Scienza, tutta la Scienza appartiene ad Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e l’uomo conosce nella misura e nel modo che Allah vuole, a seconda del livello che Lui gli concede, ed è in base al livello di conoscenza che Allah ci ha concesso siamo tenuti ad agire e a rispondere delle nostre azioni. 17 «vedremo se lo riconoscerà…»: Tabarì (XIX, 166); lett. «vedremo se è ben diretta…». 18 Alcune tradizioni riferiscono che Salomone, per impressionare la regina Bilqìs, fece costruire un palazzo di vetro sotto il cui pavimento fece scorrere dell’acqua. Entrando nell’edificio la donna tirò su le vesti per non bagnarsi e scoprì i piedi. Quando si accorse del suo errore comprese anche la lezione che il re-profeta aveva voluto darle a proposito dell’apparenza e della realtà e fu talmente ben disposta verso di lui che si convertì all’I- slàm. In seguito divenne una delle sue spose. 19 Una parte dei Thamùd credettero in Allah e obbedirono a Şâlih, a quelli che rimasero miscredenti si rivolge il versetto successivo e sono loro i protagonisti di quello che ancora segue. 20 Probabilmente, come i Quraysh, anche i Thamùd avevano una religione nella quale associavano al culto di Allah quelli di altre «divinità». 21 Come dire: «Siamo del tutto all’oscuro di quello che è avvenuto». 22 La tradizione racconta che dopo aver stretto questo patto scellerato, i congiurati uscirono dalla città e si nascosero sotto una roccia aspettando che calasse la notte per poter agire, ma all’improvviso la roccia si staccò dalla montagna precipitando su di loro e uccidendoli tutti. La gente non seppe comprendere quel segno di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e si imbestialì al punto da uccidere la cantinella miracolosa. Quando Allah scatenò il Suo castigo si salvò Şâlih e i pochi che avevano creduto insieme a lui. 23 II brano presenta in traduzione alcune serie difficoltà dovute al passaggio dalla terza persona singolare alla prima persona del pluralis maiestatis. 24 «nunzi della buona novella»: come già in altri passi si tratta dei venti che portano la pioggia. 25 Nessuna delle creature conosce il «ghayb» (l’invisibile, l’occulto, l’inconoscibile), esso appartiene ad Allah e a Lui solo. Ai profeti e agli uomini illuminati dall’Altissimo viene concessa talvolta la conoscenza di una parte infinitesimale di quel che avverrà in futuro, ma ciò discende da Lui (Egli è l’Altissimo) e concorre alla realizzazione del Suo disegno sul mondo e sull’umanità. 26 La divergenza sarebbe quella che oppone gli israeliti e i cristiani a proposito di Gesù (pace su di lui): i primi lo ignorano, mentre i secondi lo deificano. Come ci insegna Allah (gloria a Lui l’Altissimo), Gesù è stato un Giusto, un Messaggero, un servo obbediente del suo Signore. 27 «una bestia»: l’escatologia islamica afferma trattarsi di un segno della fine dei tempi. Abû Hurayra riferì che l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse che la «bestia» è una creatura mostruosa che, con il sigillo di Salomone e il bastone di Mosè, sarà sulla collina di Safa (nei pressi della Santa Moschea della Mecca) nel momento in cui Gesù farà la circoambulazione della Ka’ba. La bestia porrà un segno sul volto dei credenti e un altro, diverso, su quello dei miscredenti (hadith riportato dall’imam Ahmed). 28 Di fronte alle contestazioni delle loro iniquità, nel Giorno del Giudizio i dannati non avranno nessuna possibilità di argomentare una difesa. 29 Nel Giorno del Giudizio la terra diventerà perfettamente piatta, i mari saranno colmati dalle montagne che si sposteranno, filando come nuvole, per andare a gettarsi negli abissi. 30 «questa città che Egli ha reso inviolabile»: La Mecca.