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Dicono i miscredenti: «Tu non sei un inviato». Rispondi: «Mi basta Allah, testimone tra me e voi, Colui Che possiede la Scienza del Libro».   1 Vedi Appendice 2 La fisica ci ha reso edotti dell’esistenza di leggi che governano le fasce dell’atmosfera. Queste leggi che non possono avere altra natura che divina, potrebbero essere quei «pilastri invisibili» che sostengono i cieli. 3 II termine stabilito di cui parla il versetto può essere quello dell’estinzione del sole e della luna ma potrebbe anche indicare il concetto delle loro orbite. 4 Per la regola del doppio accusativo si potrebbe anche tradurre: «fa’ sì che il giorno copra la notte». 5 «ci sono porzioni»: in cui la terra può essere fertile o arida (Tabarì xiii, 97). La metafora trae spunto dalla diversa fertilità del suolo, seppur omogeneamente irrigato per alludere agli uomini che diversamente reagiscono allo stesso messaggio divino: qualcuno produce molte opere meritorie, altri sono più avari e altri ancora del tutto sterili. 6 Con il senso di: «se ancora puoi stupirti del ragionamento dei miscredenti è davvero stupefacente…». 7 «avranno al collo catene»: nel Giorno del Giudizio porteranno appesi al collo i loro peccati. 8 «E ti chiedono…»: i pagani sfidano il Profeta (pace e benedizioni su di lui) a dimostrare con l’avvento di catastrofi la veridicità del suo messaggio, piuttosto che chiedere grazie divine. 9 Perdono e severità nel castigo. All’interno di questo paradigma dell’atteggiamento divino nei confronti dell’uomo vi sono gli esempi delle distruzioni con cui Allah (gloria a Lui l’Altissimo) colpì le comunità che Gli si ribellarono e l’immensa dolcezza della Sua misericordia presente in ogni cosa buona che viviamo. La misura della misericordia divina in questa vita e nel Giorno del Giudizio ci è data da un famoso hadit che riferiamo nella versione riportata da Salmàn al Fàrisiy (che Allah sia soddisfatto di lui). L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse: «Allah Altissimo ha cento misericordie, da una sola delle quali traggono reciproca compassione le creature, mentre le altre novantanove sono per il Giorno della Resurrezione». Lo ha trasmesso Muslim (da II Giardino dei Devoti, p. 147). 10 L’utero che dimuisce di volume nell’espellere il suo contenuto ed aumenta nella gestazione. Tenendo conto che nel versetto la diminuzione precede l’aumento, alcuni commentatori hanno inteso che il significato dell’espressione sarebbe: «Allah conosce le gestazioni che abortiscono e quelle che giungono a termine». 11 «Allah non modifica… »: alcuni esegeti moderni (Al-Afghânî 1254-E.-1838-d.C., Muhammed ‘Abduh 1265-E.-1849-d.C. e altri) hanno voluto leggere questo versetto nel senso del proverbio occidentale : «aiutati che il Ciel ti aiuta», e cioé nella necessità di un atto proprio di volontà umana teso a propiziare la Grazia di Allah e lo hanno inserito nell’analisi storico-sociale delle condizioni delle popolazioni musulmane, sottoposte in quel tempo alla colonizzazione europea.Senza negare il valore di questa interpretazione se ne potrebbe suggerire un’altra, e cioé che la Grazia di Allah assiste i popoli finché essi ne sono consci e ne rendono Gloria al Creatore, ma quando poi, per orgoglio o apparente benessere, dimenticano il loro Signore ecco che attirano su di loro disastri e sofferenza. 12 «vi fa vedere… timore e speranza…»: timore della folgore e speranza di pioggia. 13 Ibn Kathìr (II, afferma che il versetto ha un preciso riscontro nella vicenda della predicazione di Muhammad (pace e benedizioni su di lui). L’uomo rispose con arroganza all’invito a convertirsi rivoltogli dall’Inviato di Allah e dopo pochi giorni morì colpito da un fulmine. Elemento di grande bellezza del versetto è la figura del tuono, creatura timorata di Allah che canta la gloria dell’Altissimo. 14 Tutta la creazione è oggettivamente sottomessa al Creatore (gloria a Lui l’Altissimo), e basterebbe studiare le leggi che governano il cosmo per rendersene conto. Nessuno può fermare l’inclinazione del sole che nel suo moto apparente determina Rallungarsi e Raccorciarsi delle ombre. Credenti e non credenti, musulmani (ad Allah sottomessi) e prevaricatori ribelli, tutti quanti gli uomini subiscono la gravità terrestre, le leggi della termodinamica, il ciclo dell’ossigeno. La differenza tra gli uomini è fatta dalle loro intenzioni, Runica cosa in cui essi sono veramente liberi; tutto il resto, dalla storia personale di ognuno di noi al movimento delle galassie, è determinato da Allah che, come dice il successivo versetto, «è l’Unico, il Supremo Dominatore». Leggendo nel Corano questo versetto, il musulmano può effettuare una prosternazione (vedi in Appendice l’elenco delle «sajdat», nella lettura del Corano). Non sarà inutile ricordare che la dottrina islamica non permette di chiamare «Corano» la traduzione dei significati del Libro rivelato a Muhammad (pace e benedizioni su di lui). Si tratta pertanto soltanto di un «mezzo di apprendimento» non di un supporto rituale. Leggere la traduzione dei significati incrementa la conoscenza del messaggio grazie alla lingua di cui si ha padronanza, ma leggere il Corano arabo significa inoltre compiere un atto di adorazione e «lodare Allah con le stesse parole con cui Si è lodato da Se stesso». Poiché «le azioni valgono per l’intenzione che le informa», lo stesso studio della fonetica, della morfologia e della sintassi della lingua araba, se finalizzata alla recitazione del Corano, è considerato atto di adorazione e ricompensato come tale. Giova inoltre rammentare che la traduzione dei significati ha in ogni caso solo una funzione propedeutica e orientativa, giacché una traduzione non potrà comunque mai diyentare probante in materia di dottrina, di giurisprudenza e simili. 15 Paragonando la Rivelazione all’acqua che scende dal cielo, il Corano afferma che ogni uomo ne potrà ricevere nella misura della sua ricettività spirituale. L’acqua vivifica la terra mentre la schiuma si perde, come la schiuma del metallo fuso sparisce e rimangono gli oggetti formati in quella fusione. Il fatto che inizialmente tali oggetti siano nascosti dalla schiuma può essere metafora della realtà magmatica e confusa della ricerca della fede, tensione all’interno della quale il dono dell’IsIàm forgia le migliori qualità personali e i più alti valori sociali, solide caratteristiche destinate a durare nelle avversità e nel tempo. 16 «che uniscono…»: rispettano cioè i legami di parentela e le alleanze. 17 In un «hadith qudusì», discorso santo, parola di Allah rivelata a Muhammad (pace e benedizioni su di lui) e non inclusa nel Corano, Allah (gloria a Lui l’Altissimo) dice: «Non mi discosto dall’opinione che il Mio servitore si fa di Me, Io sono con lui fino a che si ricorda di Me, se M’invoca dentro di sé, Io lo invocherò in Me, se M’invoca in mezzo ad una assemblea Io lo invocherò in seno ad una assemblea più nobile, se si avvicinerà a Me di una spanna Mi avvicinerò a lui di un cubito, se si avvicinerà a Me di un cubito Mi avvicinerò a lui di un braccio, se verrà verso di Me camminando gli andrò incontro correndo». Basterebbe forse questa citazione per comprendere il significato del Ricordo di Allah, e comprendere la grande pace che scende nel cuore del credente quando egli lo pratica. Vorremmo solo aggiungere la testimonianza che ci hanno reso le lacrime dei credenti che abbiamo visto molte volte scorrere copiose alla lettura del Corano. Lacrime di speranza e di liberazione del cuore. 18 «il Compassionevole»: «Ar-Rahmân», ancora una volta ricorre nel Corano questo meraviglioso appellativo di Allah. Complessivamente esso viene utilizzato centosessantanove volte. «Ar-Rahìm» (che traduciamo con «il Misericordioso») lo troviamo duecentottantacinque volte. 19 Come abbiamo già detto, il termine «qur’àn» significa letteralmente «recitazione» e la recitazione per antonomasia è il Corano, il Libro di Allah rivelato a Muhammad (pace e benedizioni su di lui). In questo caso specifico l’interpretazione della frase ci ha convinti che la sospensione dopo «…far parlare i morti…» sottintenda: [non potrebbe essere che il Corano] e pertanto il «qur’àn» iniziale è nome comune di azione e non nome proprio e così l’abbiamo tradotto. 20 La tradizione riferisce che questa rivelazione scese in risposta ad un fatto preciso: «Un giorno che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) stava attraversando lo spiazzo in cui sorge la Ka‘ba, apostrofato da un certo Ibn ‘Umayya della tribù dei Banî Makhzùm che lo sfidò a compiere miracoli per dimostrare la veridicità del Corano, gli disse: «Sposta con il tuo Corano queste montagne che stringono la Mecca, così che possiamo avere uno spazio più ampio, fa’ scaturire fiumi dalla terra! Fa’ risorgere qualcuno dei nostri morti affinché li si possa interrogare sull’altra vita! Gesù lo ha fatto! Perché non lo fai anche tu? Sottometti i venti alla nostra volontà! Salomone li aveva a sua disposizione e tutto ciò non deve essere difficile per il tuo Allah» (Tabarì xiii, ss.). Certamente Allah non compie prodigi per soddisfare i miscredenti. Coloro che credono non si aspettano che Allah modifichi l’ordine naturale delle cose, da Lui stesso voluto, per obbligare gli empi alla fede. 21 Molti cristiani ed ebrei dell’Arabia riconobbero facilmente nel Corano e nella predicazione di Muhammad (pace e benedizioni su di lui) il naturale prosieguo della Rivelazione che era stata data a loro e si convertirono; altri invece si unirono tra loro e con i pagani per combattere l’IsIàm e i musulmani. 22 «recò alcun segno»: nel senso di «non fece nessun miracolo». 23 E possibile anche questa lettura: «Ogni cosa ha il suo termine trascritto». 24 «la Madre del Libro»: (a proposito dell’utilizzazione di «’Um», madre, nella lingua araba, vedi nota a III, 7). Presso Allah esiste «Al-lawhu al-Mahfùdh» (la Tavola ben vigilata), l’Archetipo Celeste del Libro Sacro. 25 Allah (gloria a Lui l’Altissimo) si rivolge al Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui) ricordandogli la sua missione. 26 Molti commentatori tradizionali interpretano questo versetto come profezia delle grandiose conquiste territoriali dei musulmani. Ci pare di poterlo leggere anche nel senso che dopo la venuta del «Furqàn» (il Discrimine, uno dei nomi del Corano che appunto è lo strumento della distinzione del bene dal male), gli spazi di manovra dell’uomo sono notevolmente ristretti, la precisione della legge coranica e la Sunna dell’Inviato informano una giurisprudenza islamica in continua evoluzione che non lascia pratica- mente zone d’ombra. 27 II pronome si riferisce agli idolatri contemporanei del Profeta (pace e benedizioni su di lui).
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