Mecca
sura Al-Kahf

ayah

110

Luogo della rivelazione

Mecca

Questa sura, centrale rispetto al Corano, contiene tre storie di notevole spessore spirituale e concettuale: «i compagni della Caverna», «l’incontro di Mosè con al-Khidr», «la vicenda del Bicorne».

E davvero meraviglioso il segno che l’Altissimo (gloria a Lui) ci illustra raccontandoci la storia dei giovani credenti. E un segno di rinuncia alle cose terrene che si realizza e si compie in due fasi successive.

In un primo tempo i giovani abbandonarono la loro città e si ritirarono in una caverna per sfuggire alle persecuzioni di un tiranno pagano che voleva costringerli ad abiurare il loro credo. Volevano conservare la purezza della loro fede e si abbandonarono fiduciosi alla misericordia divina. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) li fece addormentare per poi risvegliarli molto tempo dopo, quando le condizioni esterne erano cambiate: la gente riconosceva l’Unità di Allah ed era governata da un sovrano saggio e pio. Si erano realizzate le condizioni per una vita terrena accettabile al credente, ma ormai lo spirito dei giovani si era elevato al punto tale da renderli incompatibili alla miseria terrena e Colui Che ha esatta percezione di ogni cosa prese le loro anime e fece di loro un segno imperituro per tutti gli uomini.

La seconda storia vede protagonisti Mosè e un servo dell’Altissimo (gloria a Lui) che l’esegesi identifica con al-Khidr. Una tradizione, riferita dal Bukhari, spiega le circostanze dell’incontro tra Mosè e Khidr che troviamo nei verss. 60-82 della sura. Riferì Ibn ‘Abbàs: «L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) raccontò che Mosè stava tenendo un sermone alla sua gente quando uno degli astanti gli chiese chi fosse l’uomo più sapiente. Mosè rispose che era lui. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) lo rimproverò per la sua compassione e per non aver ricordato che tutta la scienza appartiene a Lui e gli disse: “Invero alla confluenza dei due mari c’è uno dei Miei servitori che è più sapiente di te”. “Signore”, esclamò Mosè, “come potrò incontrarlo?” “Prendi un pesce”, rispose Allah, “mettilo in un cesto. Nel luogo in cui perderai il pesce troverai quell’uomo.” Mosè prese un pesce, lo mise in un cesto e partì con il suo giovane servo…».

Questo episodio ha dato adito a molte interpretazioni. La sua collocazione centrale rispetto al Corano, la natura di Khidr e la sua conoscenza di realtà sottili e inevidenti, hanno suggerito importanti considerazioni a proposito della relatività della conoscenza umana, dell’umanità dei profeti, della necessità di un atteggiamento di umiltà totale di fronte alla potenza, alla scienza e alla volontà divina.

Infine, i verss. 83-98 ci parlano del Bicorne, che la gran parte dei commentatori identificano con Alessandro il Macedone basandosi su un detto dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), che disse: «…è il greco che fondò Alessandria» (Tabarì xvI, 8).

Il Bicorne spazia tra gli estremi orizzonti terreni recando un messaggio di fede, di giustizia e di conoscenza e giunge ai limiti del mondo conosciuto, dove vivono Gog e Magog. In base ai dati tradizionali queste creature hanno caratteristiche subumane e sembrano rappresentare tutta l’animalità insita nell’individuo.

Il Bicorne le imprigiona elevando un vallo di ferro ricoperto di rame, dietro il quale rimarranno confinate fino al giorno in cui, nei tempi ultimi, sciameranno da ogni declivio.

Rimane da dire che l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) invitò i devoti a leggere la Sura della Caverna il venerdì, giorno della preghiera congregazionale, in quanto essa costituisce espiazione dei peccati meno gravi commessi tra un venerdì e l’altro, e disse: «Chi conosce a memoria [e recita] i primi dieci versetti della Sura della Caverna, si preserva dalla fitna, in questo caso aberrazione (vedi nota a II, 191) del Dajjàl, l’Anticristo». Disse l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui): «Tra la creazione di Adamo e l’arrivo dell’Ultima Ora non vi è fatto più grave dell’apparizione del Dajjàl» (lo ha tramandato Müslim); e disse ancora: «Non c’è alcun profeta che non abbia messo in guardia la sua gente dall’impostore con un occhio solo, [il Dajjàl] ma il vostro Signore non ha un occhio solo. Sulla sua fronte ci sono le lettere K-F-R (lettere che formano il radicale che dà origine ai termini kufr, kâfir: miscredenza, miscredenti ecc.)» (lo hanno riferito al-Bukhari e Muslim). Un’altra redazione della stessa tradizione dice invece: «…gli ultimi dieci versetti».

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