Di’: «Non sono altro che un uomo come voi. Mi è stato rivelato che il vostro Dio è un Dio Unico. Chi spera di incontrare il suo Signore compia il bene e nell’adorazione non associ alcuno al suo Signore». 1 Questa sura, centrale rispetto al Corano, contiene tre storie di notevole spessore spirituale e concettuale: «i compagni della Caverna», «l’incontro di Mosè con al-Khidr», «la vicenda del Bicorne». E davvero meraviglioso il segno che l’Altissimo (gloria a Lui) ci illustra raccontandoci la storia dei giovani credenti. E un segno di rinuncia alle cose terrene che si realizza e si compie in due fasi successive. In un primo tempo i giovani abbandonarono la loro città e si ritirarono in una caverna per sfuggire alle persecuzioni di un tiranno pagano che voleva costringerli ad abiurare il loro credo. Volevano conservare la purezza della loro fede e si abbandonarono fiduciosi alla misericordia divina. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) li fece addormentare per poi risvegliarli molto tempo dopo, quando le condizioni esterne erano cambiate: la gente riconosceva l’Unità di Allah ed era governata da un sovrano saggio e pio. Si erano realizzate le condizioni per una vita terrena accettabile al credente, ma ormai lo spirito dei giovani si era elevato al punto tale da renderli incompatibili alla miseria terrena e Colui Che ha esatta percezione di ogni cosa prese le loro anime e fece di loro un segno imperituro per tutti gli uomini. La seconda storia vede protagonisti Mosè e un servo dell’Altissimo (gloria a Lui) che l’esegesi identifica con al-Khidr. Una tradizione, riferita dal Bukhari, spiega le circostanze dell’incontro tra Mosè e Khidr che troviamo nei verss. 60-della sura. Riferì Ibn ‘Abbàs: «L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) raccontò che Mosè stava tenendo un sermone alla sua gente quando uno degli astanti gli chiese chi fosse l’uomo più sapiente. Mosè rispose che era lui. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) lo rimproverò per la sua compassione e per non aver ricordato che tutta la scienza appartiene a Lui e gli disse: “Invero alla confluenza dei due mari c’è uno dei Miei servitori che è più sapiente di te”. “Signore”, esclamò Mosè, “come potrò incontrarlo?” “Prendi un pesce”, rispose Allah, “mettilo in un cesto. Nel luogo in cui perderai il pesce troverai quell’uomo.” Mosè prese un pesce, lo mise in un cesto e partì con il suo giovane servo…». Questo episodio ha dato adito a molte interpretazioni. La sua collocazione centrale rispetto al Corano, la natura di Khidr e la sua conoscenza di realtà sottili e inevidenti, hanno suggerito importanti considerazioni a proposito della relatività della conoscenza umana, dell’umanità dei profeti, della necessità di un atteggiamento di umiltà totale di fronte alla potenza, alla scienza e alla volontà divina. Infine, i verss. 83-ci parlano del Bicorne, che la gran parte dei commentatori identificano con Alessandro il Macedone basandosi su un detto dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), che disse: «…è il greco che fondò Alessandria» (Tabarì xvI, 8). Il Bicorne spazia tra gli estremi orizzonti terreni recando un messaggio di fede, di giustizia e di conoscenza e giunge ai limiti del mondo conosciuto, dove vivono Gog e Magog. In base ai dati tradizionali queste creature hanno caratteristiche subumane e sembrano rappresentare tutta l’animalità insita nell’individuo. Il Bicorne le imprigiona elevando un vallo di ferro ricoperto di rame, dietro il quale rimarranno confinate fino al giorno in cui, nei tempi ultimi, sciameranno da ogni declivio. Rimane da dire che l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) invitò i devoti a leggere la Sura della Caverna il venerdì, giorno della preghiera congregazionale, in quanto essa costituisce espiazione dei peccati meno gravi commessi tra un venerdì e l’altro, e disse: «Chi conosce a memoria [e recita] i primi dieci versetti della Sura della Caverna, si preserva dalla fitna, in questo caso aberrazione (vedi nota a II, del Dajjàl, l’Anticristo». Disse l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui): «Tra la creazione di Adamo e l’arrivo dell’Ultima Ora non vi è fatto più grave dell’apparizione del Dajjàl» (lo ha tramandato Müslim); e disse ancora: «Non c’è alcun profeta che non abbia messo in guardia la sua gente dall’impostore con un occhio solo, [il Dajjàl] ma il vostro Signore non ha un occhio solo. Sulla sua fronte ci sono le lettere K-F-R (lettere che formano il radicale che dà origine ai termini kufr, kâfir: miscredenza, miscredenti ecc.)» (lo hanno riferito al-Bukhari e Muslim). Un’altra redazione della stessa tradizione dice invece: «…gli ultimi dieci versetti». 2 «…Discorso»: in arabo «hadith»: discorso, racconto, in questo caso si riferisce al Corano stesso. 3 «compagni della caverna»: vedi nota introduttiva. 4 L’esegesi avanza diverse ipotesi a proposito del significato di «Ar-Raqìm», secondo quella più accreditata (in base all’interpretazione di Ibn ‘Abbàs), si tratterebbe del nome di un fiume nella vallata del quale si trovava la caverna. Tabarì (xv, afferma essere il nome di una scrittura posta sull’entrata della caverna; qualcuno ritiene invece che sia il nome del cane di cui al vers. 5 «quale delle due fazioni»: a proposito di queste due fazioni, l’esegesi non è unanime. Secondo alcuni si tratterebbe di un’allusione all’esistenza di due sette diverse di cristiani, una credeva nella Resurrezione del corpo e dell’anima, l’altra solo in quella dell’anima; altri ritengono che l’espressione si riferisca ai «Dormienti» e agli abitanti della città, altri ancora alla gente della città che si divise in due fazioni a proposito degli anni che i sette avevano passato nella caverna. 6 Abbiamo riferito, letteralmente, alla seconda persona plurale il discorso che i giovani si rivolgevano l’un altro. Si tratta di una costruzione sintattica araba. Cfr. la Sura di Giuseppe (pace su di lui) al vers. quando i fratelli complottano contro di lui. 7 «Avresti visto»: «se ci fossi stato o Muhammad avresti visto che Allah aveva voluto che il sole non penetrasse nella caverna e non la scaldasse troppo». 8 «Li giravamo…»: per rendere meno penoso il loro decubito, Tabarì xv, 9 II terrore che avrebbe preso chi li avesse scoperti fu una potente protezione che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) concesse ai Suoi devoti, affinché non fossero oggetto di alcuna molestia o ingiuria. 10 Gli esegeti che hanno proceduto al computo delle lettere che compongono il Corano hanno verificato che la parola «wa lyatalattaf» (che abbiamo tradotto: «che si comporti con gentilezza», è il centro esatto del Libro Santo. 11 I giovani parlano tra loro, a proposito dell’uso della seconda persona plurale vedi sopra nota al vers.12 «un santuario»: il termine arabo è «masjid» (luogo in cui si pratica il «sujùd», la prosternazione), la cui traduzione esatta è «moschea». Si è preferito il più generico termine «santuario» in quanto la moschea si identifica tradizionalmente con il luogo di culto della religione islamica. 13 Su istigazione dei rabbini i meccani insistettero a lungo sul numero dei dormienti. sulla loro postura nel sonno e su mille altri particolari. Allah (gloria a Lui L Altissimo), ordina al Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui) di non raccogliere tali provocazioni. 14 «se Allah vuole»: la formula «in shà’ Allah» che i musulmani aggiungono ad ogni espressione che implichi una qualche progettualità, speranza o aspettativa, è stata oggetto di molte interpretazioni pseudoculturali e sociologiche sulla mentalità araba. In realtà essa è assolutamente islamica, coranica, come si può ben leggere in questo versetto. Significa l’assoluta consapevolezza del credente sul fatto che solo Allah (gloria a Lui l’Altissimo) è il Padrone della volontà e del futuro. 15 Trecento anni solari corrispondono a trecentonove anni lunari, infatti a ogni secolo di anni lunari vanno aggiunti tre anni per avere la concordanza con quelli solari. Si tratta solo di un’interpretazione possibile: infatti, l’inizio del versetto seguente, con la tipica formula dell’incertezza, lascia spazio al dubbio. 16 Tutto quanto non cade sotto il dominio dei nostri sensi, o non ci sia stato notificato da una Sacra Scrittura o una rivelazione profetica, fa parte del «ghayb», un termine che abbiamo tradotto anche con «l’invisibile, l’occulto» che appartiene ad Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e solo a Lui. 17 A proposito dell’immutabilità della rivelazione coranica vedi anche nota a xv, 18 «non troverai»: secondo l’esegesi classica: «nel caso, o Muhammad, che non obbedirai ai Suoi ordini». 19 I meccani miscredenti avevano chiesto all’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) di lasciar perdere gli schiavi e la povera gente che lo seguiva e pregava con lui dicendo che «puzzavano». Lo invitavano a frequentarli, nelle loro belle case, partecipando a ricchi banchetti, in maniera da «discutere» con loro. Il versetto scese per dare a Muhammad un avvertimento chiaro ed inequivocabile. 20 La fede è una libera scelta dell’uomo o è un dono di Allah a coloro che la desiderano? Ma chi mette nel cuore il desiderio di fede se non Allah Stesso (gloria a Lui l’Altissimo)? I fautori del libero arbitrio hanno fatto di questo versetto uno dei punti di forza della loro speculazione dottrinale e filosofica, cui si oppongono quei pensatori islamici convinti assertori della predestinazione della grazia divina. Allah ne sa di più. 21 Pare che la metafora contenuta nei versetti che seguono sia rivolta in paricolare a quegli idolatri di cui abbiamo già parlato nella nota al vers. I beni materiali provengono da Allah e una condizione agiata non deve essere motivo di superbia e di disprezzo per i poveri. Ingratitudine e miscredenza sono intimamente legate l’una all’altra, anzi è la miscredenza che crea i presupposti dell’ingratitudine verso il Creatore, è l’ingratitudine a far ricadere l’uomo nella miscredenza. In arabo i due concetti sono espressi da nomi derivati dalla medesima radice K-F-R, avente il senso di «negazione». È infatti miscredente (kâfir) colui che nega le verità rivelate; ed ingrato (kafûr) colui che nega di rendere grazie al suo Signore. 22 L’Ora escatologica, quella della Resurrezione e del Giudizio. 23 «Così Allah ha voluto! Non c’è potenza se non in Allah!»: (ma sha’ Allah la quwwa- ta illa bi-Llah»), questa è un’altra delle formule che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ci suggerisce per esprimere l’abbandono del credente alla Sua divina volontà. (Vedi anche nota al vers. 24). 24 «Le buone tracce»: le opere buone, materiali e morali compiute nella vita terrena. 25 Il muoversi delle montagne è uno dei prodigi del Giorno del Giudizio. Il Corano ne parla in altri tre brani, lii, Lxxviii, Lxxxi, 26 «il Registro»: l’annotazione della vita dell’uomo: tutte le sue azioni diligentemente registrate dai due angeli che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha destinato ad ognuno di noi. 27 A proposito della ribellione di Iblîs, vedi Appendice 28 «e tra loro»: tra i politeisti e i loro idoli, i loro «intercessori». 29 «quello che ha commesso»: lett. «quello che le sue mani gli hanno preparato». 30 «Quelle città»: il riferimento è alla città degli ‘Ad, dei Thamùd, a Sodoma e Gomorra ecc. che furono distrutte per l’empietà e la perversione dei loro abitanti. 31 Secondo la tradizione si tratta di Yushà’ ibn Nùn (Giosuè). A proposito dell’intera parabola (verss. 60-vedi nota 32 «la confluenza dei due mari»: molte e diverse le interpretazioni classiche a proposito di questa «confluenza». A prescindere dall’identificazione del luogo geografico, ci sembra che essa possa altresì essere intesa in senso allegorico. Si tratta infatti del punto di contatto tra la conoscenza assoluta di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e quella relativa dell’uomo. Vedi nota 33 «uno dei Nostri schiavi»: «‘abd min ‘ibâdinâ» con questa definizione Allah (gloria a Lui l’Altissimo) introduce la figura di quello che secondo tutta l’esegesi è «al-Khidr». (Vedi nota 1.) 34 «abbiamo voluto impedire»: abbiamo tradotto così «fakhashînâ», forma del verbo «khashiya» in base ad uno dei significati del verbo. Infatti, un altro significato darebbe il senso di «temevamo che…» il che ci pare un’incongruenza in quanto, come detto nel vers. Khidr agisce non di sua iniziativa ma per ordine di Allah, che tutto conosce e non teme alcunché. 35 Vedi nota 36 «seguì una via»: nel senso di: «seguì il percorso necessario per giungere al suo obiettivo». 37 «all’[estremo] occidente»: come più sotto (vers. si dovrebbe intendere come il luogo più occidentale (oppure orientale). 38 «giunse alle due barriere»: secondo i commentatori (Tabarì, Ibn Kathìr) si tratta di due montagne. 39 L’escatologia islamica afferma che Gog e Magog sono due popoli che avranno un ruolo nei tempi ultimi. La tradizione ce ne parla come creature mostruose, nemiche del genere umano a cui non appartengono. Tra i segni riferiti dall’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) a proposito della fine del mondo c’è appunto lo straripamento di Gog e Magog che saranno riusciti ad abbattere la barriera con cui il Bicorne riuscì a contenerli (vedi versetto successivo). La Sunna riferisce che una notte il Profeta (pace e benedizioni su di lui) si svegliò e disse: «Disgrazia sugli arabi! Hanno appena fatto un buco così (e indicò un cerchio con il pollice e l’indice) nella barriera di Gog e Magog». Sua moglie (che Allah sia soddisfatto di lei) chiese: «Periremo anche se tra noi ci saranno dei Santi?». Rispose: «Sarà più grande il numero degli iniqui». Cfr. Apocalisse xx, 40 «… è assai migliore»: la ricompensa per la quale il Bicorne agisce. 41 II Corano descrive la tecnica costruttiva che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ispirò al Bicorne. Riempito il varco di minerale di ferro, lo fece fondere con l’aiuto di mantici aggiungendo poi rame fuso. 42 II pronome si riferisce a Gog e Magog. 43 «la promessa»: la venuta dell’Ora e il Giudizio.