٢٨

Signore, perdona a me, ai miei genitori, a chi entra nella mia casa come credente, ai credenti e alle credenti; non accrescere gli ingiusti altro che nella rovina». 1 Divinatà adorate dal popolo di Noè e dagli arabi pagani ancora ai tempi del Profeta (pace e benedizioni su di lui). Secondo una tradizione, il culto di queste divinità trarrebbe origine dalla considerazione e dal rispetto in cui la tribù dei Banu Qàbil teneva cinque uomini pii morti nello spazio di un mese. Per onorarne la memoria e fare di loro un esempio per i posteri eressero cinque statue con le loro fattezze. Con l’andare del tempo, però, la gente dimenticò la vera natura di quei simulacri e cominciò ad adorarli come dèi. Nell’ottavo anno dall’Egira (d.C.) l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) diede incarico a Khalid ibn Walid, uno dei suoi più valorosi condottieri, di distruggere il tempio di Suwà’. 2 Gli esegeti propongono diverse versioni a proposito della rivelazione di questa sura. La più accreditata riferisce che di ritorno da Tà’if (vedi nota al titolo della sura xvii) l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) recitò nella notte qualche parte del Santo Corano. La sua recitazione fu udita da un gruppo di dèmoni che toccati dall’intrinseca potenza di quelle parole, lo riconobbero come profeta e si convertirono all’IsIàm. Creature invisibili, i dèmoni vennero creati a partire dal fuoco e più esattamente dalla parte più pura di esso, la linguetta di energia che non emette fumo e che si trova sull’estremità della fiamma. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) nel Corano li nomina ben trentuno volte. I dèmoni hanno volontà propria e libero arbitrio e vivono in un mondo contiguo ma separato da quello degli uomini, al quale hanno accesso attraverso meccanismi e varchi preclusi ai figli di Adamo.
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