Questo è un messaggio per gli uomini, affinché siano avvertiti e sappiano che Egli è il Dio Unico e perché rammentino, i dotati di intelletto. 1 Profeta e Messaggero di Allah, Abramo (pace su di lui) rappresenta per musulmani, cristiani ed ebrei un punto di partenza comune e un comune punto di disaccordo radicale. Sulla versione giudeo-cristiana della sua storia, si basa quel mito della supremazia israelita sull’universo che tanto danno ha causato al mondo intero. Con notevole incongruenza la Bibbia, messo da parte il primogenito Ismaele, considera Isacco il figlio unico che Abramo per ordine dell’Altissimo avrebbe dovuto sacrificare (Genesi XXII, 2). Dopo questa prova stabilisce che la sua discendenza sarà benedetta e moltiplicata e avrà predominio sulle altre genti (Genesi XXII, 17-18). Abramo, lo dice il Corano (III, 67), non era ebreo (e tantomeno cristiano) ma solo hanif, monoteista, iniziatore del culto dell’Unità di Allah (Tawhìd). Colui che avrebbe meritato l’appellativo di «Khalìlu’ Llah», amico prediletto di Allah (vedi Iv, visse intorno al a.C. ed era nativo di Ur, nell’allora Babilonia. La sua nascita e la sua fanciullezza sono marcate da una storia drammatica di sterminio degli innocenti ordinato da un tiranno geloso del proprio potere. Interessante notare le analogie tra Abramo, Mosè e Gesù (pace su di loro), tutti scampati per volontà dell’Altissimo allo sterminio e destinati a diventare grandiosi segni della Sua volontà e del Suo disegno sul creato. Abramo cresce nella misericordia divina e raggiunta l’età in cui un giovane cerca di capire il mondo che lo circonda, si pone autonomamente di fronte al mistero dell’universo. La via che Allah traccia per lui è una via empirica, scientifica potremmo dire, a partire dall’astrolatria (vedi vI, 75-che era praticata dalla sua gente. Oltre le creature orbitanti nei cieli, Abramo intuì l’esistenza del Creatore, dell’Unico, del Supremo ed Egli (gloria a Lui l’Altissimo) gli si manifestò (vedi II, e fece di lui il primo muslim (sottomesso ad Allah). Per ordine di Allah, insieme al figlio Ismaele costruì in un avvallamento dell’Hijàz, quel primo tempio al Dio Unico, quella costruzione cubica attorno alla quale circoambulano penitenti e invocanti i servi di Allah: la Sacra Ka‘ba. Come è tipico nello stile coranico, le vicende di Abramo sono narrate e riproposte in altre venticinque sure oltre a questa (vedi Indice dei nomi). 2 «Sono infossati nell’errore»: lett. «sono in errore lontano». 3 II Corano ribadisce la volontà di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) di essere compreso dagli uomini e pertanto i messaggeri hanno trasmesso la Rivelazione nella lingua del popolo cui si rivolgevano. Tutto ciò nelle diverse fasi di rivelazione che Allah ha voluto nel corso dei millenni e nelle diverse parti del mondo, finché con il Sublime Corano dato al Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha stabilito il quadro dottrinale, giuridico e di culto definitivo per l’uomo. La meravigliosa permanenza dell’arabo letterario, perpetuatosi attraverso secoli di storia, radicatosi in contrade così lontane dell’Arabia originaria, nella contiguità con centinaia di altre lingue è certo una prova che esso è lingua spirituale voluta di Allah per dare lessico ad un così alto Messaggio. 4 «i giorni di Allah»: commentatori classici (Tabarì xiii, 182-184), intendono «i giorni in cui Allah colmò dei Suoi favori i Figli di Israele». 5 «portandosi le mani alla bocca»: un’altra possibile traduzione: «mettendo loro le mani sulla bocca», nel primo caso, un gesto di stupore o di dileggio o ancora di rabbia (come è uso ancor oggi nel Sud Italia, mordendo la mano tra pollice e indice), nell’altra interpretazione c’è il senso del costringere i profeti al silenzio. 6 I profeti combatterono per la causa di Allah e a Lui chiesero la vittoria e così: «fu sconfitto ogni ostinato tiranno!». 7 «affermo che il fatto di avermi associato ad Allah prendendomi come patrono, altro non era che tentazione contro di voi.» Persino Satana, che pur incessantemente tenta di indurre gli uomini all’associazionismo, non soggiace ad esso. Nel Corano egli viene indicato come «kafir» (disobbediente, negatore), ma non viene mai definito «mushrik» (associatore, politeista). 8 «il loro saluto sarà: “Pace!”»: la dimensione della pace assoluta in Allah è forse la caratteristica più meravigliosa ed attraente dei beni dell’Altra vita. 9 «la parola ferma»: la «shahâda», la professione di fede islamica: «Non c’è altro dio all’infuori di Allah, Muhammad è Inviato di Allah», questa formula accompagna tutta la vita terrena del musulmano, dal momento della nascita, in cui gli viene bisbigliata all’orecchio, fino all’inumazione della sua salma. 10 L’adorazione rituale, vedi Appendice 11 Certamente la caratteristica più odiosa del miscredente è l’ingratitudine. Supponiamo il caso di un benefattore che provveda regolarmente al sostentamento di una famiglia. Un atteggiamento irriguardoso e ingrato di quella gente sarebbe certamente oggetto della riprovazione sociale e alla lunga irriterebbe il benefattore. Ebbene, Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ci ha dato con la vita e la pienezza dell’esistenza, la terra che ci sostiene, l’aria che respiriamo, il cibo di cui ci nutriamo, i panni che ci coprono, gli oggetti che possediamo, gli affetti che ci confortano, la speranza in un’altra vita migliore e perpetua; esserGli ingrati non può che avvelenarci il godimento dei doni terreni e precluderci la visione del Suo Volto. 12 «rendi sicura questa contrada»: l’invocazione di Abramo si riferisce al territorio della Mecca; esso viene definito in tal modo, «bilàd» anche in altri passi del Corano (vedi xcv, 3). 13 Questo è il celeberrimo «Du ‘à’» (invocazione) di Abramo a favore del figlioletto Ismaele che, per ordine divino, lasciò con la madre Hàjar nella sterile valle dell’Hijaz in cui sarebbe sorta la città della Mecca. Chiunque abbia avuto la grazia e l’onore di compiere il «Hajj» (il Pellegrinaggio) o la ‘Umra (la visita ai luoghi sacri), non può non essersi reso conto, con meraviglia e riconoscenza al Creatore, dell’abbondanza e varietà di cibo e di frutti che sono offerti al consumo nella città della Ka‘ba. 14 Potente immagine della condizione dei miscredenti nel Giorno del Giudizio, una descrizione di un disorientamento e di una disperazione pregnante e sconvolgente. 15 «Non giuravate»: i Coresciti della Mecca negavano l’esistenza della vita eterna, riducendo tutta l’esistenza alla mera materialità terrena. Questo brano risponde alle loro arroganti affermazioni. 16 Qualunque sia la strategia degli uomini e la forza delle loro azioni è comunque certo che: «Non c’è forza né potenza se non in Allah» e che tutte le loro trame contro Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e i Suoi messaggeri sono destinate ad un miserrimo insuccesso.