Di’: «Il mio Signore non si curerà affatto di voi se non Lo invocherete. [Ma] già tacciaste di menzogna [la Sua Rivelazione] e presto [ne subirete] le inevitabili [conseguenze]». 1 II termine coranico «Al-Furqàn», che abbiamo tradotto con «il discrimine» deriva da «al-farq» che significa separazione tra due cose e distinzione tra loro. Tabarì dice che Al-Furqàn è uno dei nomi del Corano in quanto esso «realizza una distinzione tra il vero e il falso, con gli argomenti che propone, con i limiti normativi che delinea, con gli obblighi che istituisce e con tutti i significati di profonda saggezza che contiene. Commentando l’espressione «yawmu ’l-furqàn» (VIII, 41), Mujahid (che Allah sia soddisfatto di lui) disse: «… è il Giorno in cui Allah separa il Vero dal falso». 2 «‘âlâmîn»: questo termine lo abbiamo tradotto con «creature, creato, universo, mondi», a seconda del contesto in cui lo abbiamo incontrato. In questo caso la scelta di «mondi» deriva dal fatto che il Corano è Rivelazione valida per tutte quelle creature che hanno spirito, fisico e mente di tipo umano, siano essi abitanti di questa Terra o di un altro pianeta. 3 «E invece si sono presi»: coloro che associano ad altre «divinità». 4 «costui ha inventato»: la persona cui si riferisce il Santo Corano è il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) che viene accusato di avere «inventato» il Corano attingendo a fonti israelite e cristiane. Si noti come questa accusa è la stessa che ancora oggi viene espressa con sufficienza e ignoranza da tanti cosiddetti orientalisti occidentali. 5 «L’Ora»: del Giudizio. 6 «Sa‘ìr»: la Fiamma, uno dei nomi dell’Inferno. 7 «legati insieme»: secondo l’interpretazione di alcuni commentatori i miscredenti saranno precipitati nel castigo insieme al loro demone. 8 Destinati al tormento, i dannati non smetteranno di invocare la morte come una liberazione. 9 «coloro che»: secondo Tabarî (xviii, non si tratta degli idoli in genere, ma di creature che, loro malgrado, sono o sono state adorate come dèi: gli Angeli che gli arabi ritenevano «figlie di Allah», Esdra e Gesù considerati «figli di Allah» rispettivamente dagli ebrei e dai cristiani. 10 II versetto risponde alle polemiche espresse nel precedente vers. e mette in evidenza il continuo conflitto tra la verità e la menzogna, che esige da parte di coloro che tendono al bene una grande costanza e forza d’animo per respingere o resistere alle tentazioni. 11 Come già in altri brani del Libro Santo, vengono riferite le richieste di interventi sovrannaturali avanzate dai miscredenti. Davvero la miopia dei miscredenti égrande. 12 «Rifugio inaccessibile»: se sono gli angeli a parlare significa che i malvagi non avranno nessuna possibilità di godere della buona novella. Se invece, come ritengono alcuni esegeti, sono i malvagi a parlare, avremo questa traduzione: «e diranno: “[si alzi] una barriera insormontabile”, tra loro e il terribile castigo che si presenta ai loro occhi». 13 Le azioni dei miscredenti non saranno comunque accettate in quanto non sono state compiute con l’intenzione di ottenerne l’accettazione da parte di Allah. 14 «scenderanno di discesa» è la forma testuale che abbiamo riportato per la sua grande efficacia; indica una discesa rapida, inarrestabile, travolgente. 15 II versetto (insieme a quello che lo precede) tratteggia con grande pathos descrittivo alcune fasi del Giorno del Giudizio. A proposito della sovranità che comunque e sempre appartiene ad Allah e a Lui solo, il brano va inteso nel senso che tutti quanti Gliela riconosceranno. Una tradizione riferisce che in quel Giorno Allah (gloria a Lui l’Altissimo) dirà: «Il Re sono Io, chi giudica sono Io; dove sono finiti i tiranni e i re della terra?». È anche importante notare come in Allah (gloria a Lui l’Altissimo), la caratteristica della compassione per le creature non inficia quella della Sua giustizia. 16 Evidentemente nel Giorno del Giudizio saranno inutili i pentimenti tardivi. L’esegesi classica afferma che i verss. 27-si riferiscono in particolare ad un notabile Quraysh che si convertì all’IsIàm e poi fece apostasia a causa dei rimproveri che gli rivolse un amico. 17 II Corano scese in circa anni, in base alle necessità di quella prima comunità islamica che Allah volle istituire ad esempio per tutti gli uomini in tutti i tempi. 18 Allah (gloria a Lui l’Altissimo) tranquillizza il Suo Inviato (pace e benedizioni su d: lui) che era sottoposto a continui quesiti (per lo più ispirati dai rabbini ebrei) miranti i metterlo in difficoltà. 19 «le genti di ar-Rass»: i commentatori non sono unanimi nel localizzare questo popolo. Qualcuno ritiene trattarsi di genti dell’Arabia, altri di un popolo dell’Azerbaijan Letteralmente «rass» significa pozzo, fossato, cisterna. Sugli ‘Ad e i Thamùd vedi (tre l’altro) vii, da a e le note. 20 «quegli altri»: i meccani politeisti che rifiutano la Rivelazione data a Muhammad. 21 «la città»: si tratta di Sodoma, la città di Lot, distrutta a causa della perversione de suoi abitanti; vedi (tra l’altro) vii, da a e le note. 22 Secondo Ibn ‘Abbas, il versetto sembra riferirsi ad un pagano che faceva delle pietre l’oggetto del suo culto e quando trovava una pietra che gli piaceva di più cambiavE facilmente idolo. La natura umana è sempre uguale, l’ignoranza e la presunzione fanne sì che l’uomo si arroghi il diritto di scegliersi il «suo» dio, faccia cioè della sua mente e delle sue passioni l’unico riferimento dottrinale ed etico della sua vita. 23 Senza la luce non c’è ombra, eppure questa è la negazione stessa della luce. Oltre le spiegazioni «fisiche» del fenomeno ombra, ci sembra che molto più interessanti siane quelle spirituali. Se l’ombra è l’ignoranza degli uomini, essa non è certo qualcosa d immutabile; anzi, il sole della Rivelazione (per grazia di Allah) fa sì che diminuisca fine a scomparire del tutto. 24 Come per l’ombra anche il susseguirsi del giorno e della notte, i venti, la pioggia e la vita che rinasce in una terra arida, sono segni della potenza di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) e come per l’ombra il significato di questi versetti è eminentemente spirituale. Come la pioggia rida la vita ad una terra morta così la Rivelazione riporta alla vita dello spirito le anime degli uomini avvolte nella notte dell’indifferenza, dei paganesimo, della miscredenza. Non a caso il termine che abbiamo tradotto con risveglio, «nushûrâ», significa «Resurrezione, ritorno alla vita». 25 Secondo alcuni commentatori il versetto si riferisce alle Sacre Scritture in generale o al Corano in particolare. Altri ritengono che alluda ai fenomeni naturali citati nei precedenti versetti e in particolare all’acqua, ed è in questo senso che abbiamo reso la traduzione. 26 Per città bisogna intendere comunità e il versetto si riferisce certamente ai popoli che avranno vissuto dopo Muhammad (pace e benedizioni su di lui) fino al Giorno del Giudizio. Tutti i popoli che vissero prima di lui, come il Corano afferma in più occasioni, ebbero il loro messaggero. Il messaggio di Muhammad invece è il «criterio di riferimento» (potrebbe essere una traduzione di «Furqàn») per tutti i popoli e tutti i tempi successivi alla sua missione. 27 «lotta con esso»: con il Corano. 28 Nei pressi di Bassora, alle foci del Tigri e dell’Eufrate, si assiste nel Golfo Persico ad uno straordinario spettacolo della natura: le acque dolci fluviali di colore rossastro confluite nel Golfo sono, per molti chilometri, perfettamente riconoscibili dalle acque salate del mare di colore verde. Si tratta di un fenomeno dovuto alla diversa tensione della molecola di acqua dolce rispetto a quella di acqua salata. Questa differenza fa sì che la mescolanza non avvenga immediatamente. 29 «dall’acqua»: dell’origine acquatica dell’uomo possono essere date almeno due diverse interpretazioni, quella del liquido seminale alla base di ogni concepimento e quella più generale che vede nell’acqua la conditio sine qua non di ogni ipotesi di vita sulla terra. Vedi anche XXIV, e la nota. 30 «consanguinea ed affine»: realizzando vincoli di parentela di sangue e di matrimonio. 31 Questo versetto ribadisce il rapporto diretto e senza intermediari tra il Creatore (gloria a Lui l’Altissimo) e la creatura. L’IsIàm non prevede inoltre nessuna forma di confessione pubblica o adpersonam del peccatore. Il credente chiede perdono direttamente al suo Signore senza alcun bisogno di confessione in quanto Allah (gloria a Lui l’Altissimo) «basta a Se Stesso nella conoscenza dei peccati dei Suoi servi». 32 «Chiedi…»: rivolgiti alla Sunna del Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui), egli è nella miglior posizione per guidare con il suo esempio il comportamento degli uomini. 33 Nella recitazione liturgica del Corano, al termine di questo versetto si deve eseguire una «sajdah» (una prosternazione). Vedi in Appendice l’elenco delle prosternazioni rituali. 34 «un luminare»: evidentemente il sole. 35 Nei verss. 63-vengono elencate le caratteristiche che contraddistinguono i migliori tra i servi dell’Altissimo (gloria a Lui): umiltà, devozione, timor di Allah e del Giudizio, equilibrio, monoteismo assoluto, rispetto della vita altrui e disponibilità a reciderla per la causa di Allah o in esecuzione delle Sue leggi, castità, veridicità, distacco dalle miserie umane, sollecitudine nel Ricordo di Allah, fiducia nel loro Signore, desiderio di santità e perseveranza. 36 Nell’esecuzione di molte orazioni supererogatorie. 37 «se non per giustizia»: per legittima difesa, nella guerra per la causa di Allah, appli cando una sanzione prevista dalla legge islamica. 38 La fornicazione segue immediatamente l’omicidio. Un’altra prova della gravità per sonale e sociale di questo peccato. 39 Pentimento, fede e buona condotta, queste le condizioni per poter sperare nel perdono di Allah. La mancanza di uno di questi elementi vanifica il merito degli altri due. 40 Si potrebbe anche tradurre: «e che, quando sono ricordati loro i segni del loro Signore…». Ad ogni modo il significato non cambia. 41 «dacci conforto»: in arabo l’espressione «qurrata a‘yùn» significa letteralmente «freschezza degli occhi». 42 L’equilibrio e la serenità familiare, questa è l’invocazione che il credente rivolge al suo Signore, facendone una propedeutica alla tensione verso la santità.