Quanto a coloro che fanno uno sforzo per Noi, li guideremo sulle Nostre vie. In verità Allah è con coloro che fanno il bene. 1 II versetto nel quale si fa menzione del ragno cita la sua ragnatela come similitudine di fragilità e caducità delle certezze terrene, ma per i musulmani il ragno e la sua tela sono piuttosto segni della speciale protezione che Allah (gloria a Lui Y Altissimo) accordò al Suo Inviato (pace e benedizioni su di lui) in occasione della vicenda dell’Egira. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) e il suo compagno Abù Bakr (che Allah sia soddisfatto di lui) si erano rifugiati in una grotta sulle falde del monte Thawr, a sud della Mecca sulla strada per lo Yemen. La loro meta era Yatrib che si trova circa quattrocento chilometri a nord della città della Ka’ba, ma si erano diretti a sud per sfuggire alle ricerche dei politeisti coreisciti. Infatti, i notabili della città avevano messo una taglia di cento cammelli su di loro e molti armati stavano percorrendo tutte le possibili piste che si dirigevano verso l’oasi. Nel piano del Profeta la permanenza nella grotta aveva lo scopo di far calmare le acque per poi dirigersi con maggior sicurezza verso la loro meta. Al terzo giorno un gruppo di uomini giunse ai piedi del monte e cominciò ad inerpicarsi sulle sue pendici. Giunti davanti all’apertura della grotta rimasero a discutere tra loro e poi si convinsero che all’interno non poteva esserci nessuno e se ne andarono. Appena si furono allontanati, Muhammad e Abu Bakr si avvicinarono all’imboccatura e videro con emozione i segni del favore del loro Signore: un’acacia era cresciuta coprendo con le sue foglie l’entrata della grotta, un ragno aveva tessuto una spessa ragnatela tra l’albero e la roccia e, nel punto dove un uomo avrebbe dovuto posare il piede per poter entrare nella cavità naturale, una colomba aveva fatto il suo nido e stava covando. Poco prima, quando i nemici stavano avvicinandosi, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) aveva tranquillizzato il suo compagno dicendogli: «Cosa pensi di due persone quando Allah è il terzo di loro?». 2 A proposito di queste lettere, vedi Appendice 3 L’esegesi afferma che il versetto si riferisce ad un gruppo di meccani che lasciò la loro città per raggiungere a Medina l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui). Inseguiti e raggiunti dai politeisti, furono costretti a difendersi e subirono delle perdite. Quando arrivarono a Medina si lamentarono di ciò con Muhammad esprimendogli la loro amarezza per il fatto che Allah non li avesse protetti a sufficienza (Tabarì xx, 129). Innegabilmente Allah è «il Giusto» e le nostre categorie di giudizio non possono applicarsi anche a Lui. Chi non si conforma a questo corretto modo di rapportarsi con Lui è proprio colui che ha più bisogno di essere messo alla prova. 4Il versetto fa riferimento agli ipocriti in genere, sempre pronti a voltar bandiera a seconda delle loro personali vicende. 5«persecuzione»: vedi nota a II, 6I politeisti cercavano di strappare all’Islàm i credenti più deboli dicendo loro che non ci sarebbe stata Resurrezione e che nel caso che ci fosse stata, si sarebbero fatti responsabili della loro abiura. 7Nessuno sarà caricato dei peccati altrui ma chi ha indotto gli altri alla colpa ne pagherà il fio. 8«l’ultima generazione» (anche «la seconda nascita»): la Resurrezione. 9«per amore reciproco»: in base alla lettura della Mecca e Bassora riferita da Tabarì (xx, 141): «il culto che tributate agli idoli non è altro che segno di attaccamento alla vita terrena». Si potrebbe anche intendere l’espressione come un rimprovero a coloro che per conformismo seguono tradizioni errate seppur consolidate. 10«una turpitudine…»: i rapporti omosessuali. 11 Lot non rimprovera i suoi concittadini solo per le loro perversionisessuali, ma li accusa anche di darsi al brigantaggio e dia vere in generale un comportamento scandaloso in pubblico. 12«la lieta novella»: l’annuncio che avrebbe avuto un figlio da Sara. 13A proposito della moglie di Lot, vedi XXVI, 14«questa città»: Sodoma. Era nella Pentapoli (le cinque città) che si trovavano in Palestina, nella zona a sud del Mar Morto. 15«prova ne siano, per voi, le loro abitazioni»: le cui rovine, trovandosi in prossimità delle grandi vie carovaniere erano ben note. 16 «Qârûn-Hâmân»:vedi note a XXVIII, e 17Un ciclone colpì i Sodomiti, il Grido trafisse i Thamùd, Qàrùn fu inghiottito dalla terra, la gente di Noè fu annegata come Faraone e i suoi. 18Recitazione del Corano, orazione e Ricordo di Allah (Dhikr) sono gli strumenti per avvicinarsi ad Allah (gloria a Lui l’Altissimo); saperli usare correttamente è importantissimo per il credente che, nella pratica rituale obbligatoria e supererogatoria, persegue un obiettivo di preservazione dal male e di purificazione. 19Allah (gloria a Lui l’Altissimo) raccomanda ai credenti gentilezza e disponibilità nei confronti degli altri fedeli delle religioni monoteiste. Li invita a ricordare loro di essere seguaci di una tradizione profetica comune e a testimoniare l’Unicità di Allah e la sotto- missione a Lui (IsIàm). 20«su di te»: o Muhammad. 21«anche tra loro c’è chi ci crede»: il pronome si riferisce a quegli arabi che non erano né cristiani né seguaci dell’ebraismo e che diventarono musulmani. 22Muhammad (pace e benedizioni su di lui) era illetterato e la sua non conoscenza delle Scritture precedenti faceva parte del disegno di Allah per sottrarre ai suoi detrattori un facile argomento di contestazione del Corano. Ancora oggi la parte più disinformata e malevola dell’orientalistica occidentale afferma che Muhammad non ha fatto altro che adattare alla cultura araba la Rivelazione precedente. Miseria dell’ignoranza e della miscredenza. 23Come in altri passi i miscredenti pretendono segni miracolosi per credere. 24II miracolo che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ha dato a Muhammad (pace e benedizioni su di lui) è il Santo Corano. E il miracolo più grande di tutti perché a tutt’oggi esso è comune a oltre un miliardo e duecento milioni di musulmani, fa parte del loro essere e, inalterato, sta nella loro mente e nel loro cuore. 25 In base a questo versetto, la giurisprudenza islamica stabilisce che il credente che non possa liberamente esercitare i suoi doveri di culto a causa di un’autorità politica che glielo impedisce (vedi ad es. il caso dell’Albania sino al é obbligato (se ne ha le possibilità) ad espatriare e recarsi in un luogo dove potrà assolvere ai precetti di Allah. 26«Se domandi loro…»: ai politeisti, i quali quasi sempre riconoscono un’entità superiore, un Dio Supremo creatore e regolatore dell’universo. I meccani in particolare avevano ben chiaro il concetto di Allah (gloria a Lui l’Altissimo), ma per ignoranza, interesse contingente e miseria morale, trovavano comodo adorare una miriade di altri dèi. 27Scampato il rischio del mare, il riconoscimento dell’Unicità di Allah e l’obbedienza ai Suoi precetti costano cari ai miscredenti perché impediscono loro di lasciarsi andare alle passioni. 28II versetto si riferisce ai meccani che vivevano un’invidiabile situazione di sicurezza mentre tutto il resto dell’Arabia era in preda a continue guerre e razzie e ciò dipendeva dal fatto che alla Mecca si trovava (e si trova ancora grazie ad Allah) la Santa Kalba (la Casa di Allah). Vedi anche sura CVI.